Se c’è un momento della vita in cui è il caso di fare un’analisi, questo è la vecchiaia .
Stefania Turillazzi Manfredi
Trasformazione del trauma in senilità
Nel primo Freud la tripartizione tra la nevrosi attuale, quella narcisistica e quella di transfert corrisponde a uno schema che risponde alle questioni di carattere etiologico e al campo disciplinare preposto alla cura .
Piuttosto che alla sola nevrosi, è possibile riferire questa tripartizione anche alla vita del soggetto intesa come dimensione diacronica?
Il nesso causale tra nevrosi e trauma sessuale infantile avvia la ricerca freudiana che si sposterà su altre epoche di vita e riformulerà la questione aprendo un campo clinico che produce incessante teoria.
Il trauma richiama la sessualità come momento critico e come fonte energetica per il soggetto ed a sua volta la sessualità promuove il lavoro della teoria. La scoperta freudiana attiene – in modi e tassi diversi – a ciascuna delle quattro età della vita umana.
In altri termini, c’è qualcosa di traumatico che, pur accadendo “nell’istante”, tuttavia, in quanto soggetto, posso regolare attraverso le funzioni dell’Io, pur tenendo presente (nella continuità) la storia delle relazioni con gli altri e con me stesso?
Da vecchi l’Io è carico di storia a proposito dei rapporti con la realtà esterna e con l’Es, ma la letteratura metapsicologica e clinica si riferisce a esperienze di cura con soggetti giovani, mediamente al di sotto dei cinquanta anni d’età.
Nella mia pratica medica e psicoanalitica ho ricevuto numerose domande di cura da soggetti avanti negli anni per i quali non era pensabile formulare né un’operazione riduzionista, né una estensiva della teoria psicoanalitica.
La pratica terapeutica con soggetti anziani mostra spesso un Io capace di funzioni diverse dalla sintesi, dal controllo e dalla padronanza. Mi è persino sembrato che una senilità non inibita nel pensiero, ma nella meta genitale, fosse, tra le quattro età della vita, quella più a mal partito nella condizione socio-culturale attuale. Ed ecco provenire proprio dai “vecchi” domande di cura capaci di evidenziare nuove e sorprendenti forme nell’assetto psichico individuale e nello scambio collettivo.
Il vecchio è spesso portatore di una tecnica – un insieme di stile e di materia temperata – che rende pensabile un’immortalità non incestuosa. In parte si spiega perché l’individuo abbrevia a se stesso un’esistenza imprevedibilmente e impensabilmente dilatata senza limiti, ricorrendo all’uso di piaceri più o meno autolesivi o antagonizzando l’effetto di trapianti o interventi salvavita per mezzo di progetti distruttivi, camuffati da impulsività.
Ma questa non è solo teoria per la psicoanalisi, è sapere spendibile anche in altri campi.