Il pensiero si struttura secondo un processo formativo non solamente verbale

BRANO TRATTO DA Il colorepensiero del soggetto psicotico in Ambulatorio/Il piccolo Hans N° 1/1999, Moretti & Vitali, Bergamo.

Marco, dodicenne, va male a scuola: è indisciplinato, scadente nel profitto e, nonostante l’insegnante di sostegno e le cure psicologiche, ne combina di tutti i colori. Molteplici sono le difficoltà che hanno incontrato genitori, educatori e terapeuti nel comprenderlo e nell’aiutarlo.

Dopo due anni e mezzo di psicoterapia, al posto di un paventato esordio schizofrenico, Marco muta stile di relazione e parla degli interessi che concretamente coltiva: giardinaggio e orticoltura, astronomia, personal computer e soprattutto l’arte figurativa moderna. Viene attratto dalla possibilità con due “sbaffi” o tre segni di comporre quadri del valore di decine di milioni.

Lui, così segnato da traumatismi comincia a pensare che quei segni possono non attaccare l’apparato psichico, né depositarsi più sul suo corpo o su quello altrui, ma sulla tela attraverso tecniche raffinate e consapevoli.

In seduta si dicono poche ma essenziali parole, si disegna e si dipinge, nessuna interpretazione. Il terapeuta osserva l’aprirsi di Marco alle forme della natura: piante, animali, costellazioni in rapporto a cui reperire le coordinate della propria posizione nel mondo e in un contesto civilizzato che Marco va ormai riconoscendo, ma che ancora non riserva un posto per lui.

La terapia analitica, che comincia a dare i primi frutti, gli consente di scongiurare la deriva psicotica: si tratterà di comporre il disegno del progetto attraverso cui conferire forma alla propria esistenza soggettiva, realizzarne realmente la costruzione e riuscire finalmente ad abitarla.

A distanza di dieci anni dal termine del trattamento, Marco fluttua tra una regione del Centro-Italia e la casa dei suoi….